Donna arbitroRagazze arbitro 4 - Storie dal campo - Roba da Arbitri

Quella di oggi è l’esperienza di un’altra giovane collega, che chiameremo Miriam, entrata a far parte del mondo arbitrale a 17 anni. Miriam ci racconta di aver da sempre amato il calcio, sia in ambito televisivo che di calcio giocato. Da subito si è pero resa conto che il calcio femminile non venisse valorizzato in Italia come quello maschile. Motivo per cui aveva deciso di mettere da parte questa sua passione fino a quando, tramite una riunione a scuola, è venuta a conoscenza della meravigliosa realtà dell’arbitraggio (come lei ce la descrive!).

L’ambiente sezionale come una seconda famiglia

Miriam ci spiega cosa ha significato per lei entrare a far parte dell’associazione:

Fin dall’incontro di presentazione del corso arbitri ho capito che in sezione le ragazze arbitro sono apprezzate e ricercate più che mai. È forse l’unico luogo in cui davvero non ho mai percepito alcuna distinzione tra me e i miei colleghi maschi. Il clima della sezione è quello che si respira in una famiglia, in cui ciascuno è pronto ad aiutare, confortare e consigliare gli altri. Si è contenti dei successi altrui quasi come fossero propri! Sento che i miei colleghi arbitri sono fieri di me e vogliono il meglio per me e credo di parlare anche a nome delle altre ragazze della mia sezione.

Un ruolo duro che regala emozioni

Essere arbitro comporta il dover affrontare spesso situazioni spiacevoli e complicate. Miriam ci racconta uno degli episodi negativi che le è capitato. Durante una gara, all’improvviso, si sente urlare degli spalti da un uomo: “che torni a casa, la signora!“, in seguito all’aver commesso un errore tecnico. Miriam non ha paura di ammettere di aver sbagliato, ma le viene in mente il dubbio che se fosse capitato ad un arbitro uomo, il commento sarebbe stato diverso. Poco più tardi, durante l’intervallo, l’autore dell’uscita infelice si avvicina alla rete per scusarsi con lei delle sue parole. Miriam dice di aver sinceramente apprezzato la cosa, tuttavia preferisce non mostrarsi particolarmente commossa per l’accaduto.

Una delle esperienze che Miriam invece ricorda con più emozione è stata arbitrare per la prima volta le giovanissime regionali, nello stadio della Serie A femminile.

Ricordo con piacere che il clima di serenità ed entusiasmo, che dovrebbe caratterizzare ogni partita ma che spesso viene rovinato dalla competitività, in quell’occasione è stato invece sempre presente. L’emozione più grande per me è stata quando all’ingresso in campo ho sentito il mio nome riecheggiare in tutto lo stadio dall’altoparlante, in qualità di “direttore di gara”.

Sbagliare fa parte del gioco

Non è facile prendere così tante decisioni in così poco tempo, ogni arbitro ne è consapevole, ma a chi non è mai stato da questa parte risulta difficile comprenderlo. Miriam ci spiega che nel suo caso le maggiori difficoltà consistono nell’ansia del pre-partita, ampliata dalla preoccupazione di non sentirsi all’altezza del ruolo che dovrà svolgere. La paura di perdere il controllo della gara, di lasciarsi sopraffare da giocatori e dirigenti, o anche dalle critiche del pubblico, rincarano la dose:

Quando sono preoccupata, o magari dispiaciuta per qualche errore che ho commesso in gara, o ancora per aver ricevuto qualche insulto dal pubblico, mi fermo a pensare e mi dico: se io non fossi qui, adesso, se non mi prendessi io la responsabilità, le squadre non potrebbero giocare e il pubblico non potrebbe divertirsi! Per cui mi faccio coraggio e riprendo a concentrarmi sulla partita, per portarla a termine nel migliore dei modi,

Un’esperienza che lascia il segno

Miriam ci lascia dicendoci che cosa significa per lei l’esperienza nell’ambito di questo ruolo.

Sono davvero fiera di essere un arbitro e quando lo racconto alle altre persone rimangono sempre stupite! Spesso mi dicono:<<allora hai carattere!>>. Effettivamente è così! E se sei donna forse ne hai ancora di più. Arbitrare ti stimola a tirar fuori la tua personalità, ti insegna a gestire l’ansia, ad assumerti la responsabilità di ogni scelta che compi. Quando sei in campo sei circondata da tantissime persone che ti guardano aspettando la tua decisione e quando prenderai quella sbagliata il pubblico sarà pronto ad insultarti e i calciatori a giudicarti. Quando invece farai la scelta giusta nessuno si complimenterà con te, avrai fatto solo il tuo dovere. Allora ti chiedi se ne vale la pena e la risposta è sì! Perché quando arriverai alla fine, dopo una partita giocata da sola contro tutti, sentirai di aver vinto su tutte le tue paure e di aver superato i tuoi limiti. Solo a quel punto, forse, qualche giocatore verrà a stringerti la mano. Ma lo faranno solo perché sei una ragazza? Solo perché hanno vinto? Probabilmente sì, ma ci sarà anche chi ti apprezzerà davvero per l’impegno e la professionalità con cui ogni domenica scendi in campo.

Miriam noi di Roba da Arbitri vogliamo ringraziarti per averci raccontato la tua esperienza.

Confidiamo che il tuo esempio, unito a quello di altre colleghe che come te ogni domenica scendono in campo con grande professionalità, possa portare ad una maggiore apertura del mondo arbitrale e del calcio in generale verso le donne. Ti auguriamo di continuare a credere sempre in ciò che fai e di raggiungere al più presto gli obbiettivi che ti sei prefissata!

Se sei una ragazza e vuoi raccontarci la tua esperienza, compila il form!

Roba da Arbitri

Di Roba da Arbitri

Roba da Arbitri a la più grande community di arbitri al mondo!

Commenta