Maria Sole Ferrieri Caputi - Conosciamo gli arbitri CAN ad arbitrare una squadra di Serie A

MARIA SOLE FERRIERI CAPUTI, sezione di Livorno.

Nasce a Livorno il 20 novembre 1990.

Arbitro CAN dal 2022.

La carriera da Arbitro

Maria Sole Ferrieri Caputi è arbitro dal gennaio 2007. Parte dalle categoria minori, a livello provinciale e regionale. Nel 2015 diventa CAN D ed esordisce in Serie D dirigendo la gara tra il Levico e l’Atletico San Paolo di Padova. Arrivano, poi, le direzioni al Torneo di Viareggio e la Poule Scudetto di D. Internazionale dal 2019, esordisce con la gara di qualificazione all’Europeo femminile, Scozia-Cipro e, qualche mese più tardi, replica con Macedonia del Nord-Serbia.

La stagione 2020 la vede esordire in Serie C. Nel 2021 diventa la quarta donna ad arbitrare in Serie B, con la designazione per Cittadella-Spal. Inoltre, con la direzione di Cagliari-Cittadella valevole per i sedicesimi di finale di Coppa Italia, si prende il primato come prima donna ad aver mai diretto una squadra di Serie A. È il preludio al grande salto in massima serie, che viene ufficializzato il primo luglio 2022, con la promozione alla CAN per la stagione 2022/23.

Cosa fa fuori dal terreno di gioco

Nella vita di tutti i giorni, Maria Sole è ricercatrice presso la Fondazione Adapt (Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni Industriali) e dottoranda all’Università di Bergamo. Nel 2014 ha conseguito una Laurea Triennale in “Scienze politiche, presso l’Università di Pisa; nel 2016 arriva la Laurea Magistrale in “Sociologia e Ricerca Sociale. Analisi e politiche dello sviluppo locale”, presso l’Università degli Studi di Firenze, titolo conseguito cum laude e che l’ha vista essere premiata come Migliore Laureata del Corso in Sociologia 2015-2016.

La mediaticità dell’arbitro di Serie A-B

“Non ero abituata ad essere così al centro dell’attenzione, sarà un bel banco di prova, ma imparare a essere un personaggio semipubblico è un passaggio obbligato, perché l’arbitro di Serie A e B è una persona mediaticamente esposta. Spero soltanto che, quando sbaglierò, si farà il processo a Maria Sole arbitro e non a Maria Sole arbitro donna.” Dichiara la collega

La prima volta nella storia

“Se una donna, in qualsiasi ambito, fa qualcosa che non è mai stata fatta prima, è giusto che se ne parli. È un tema culturale e anche l’informazione deve fare cultura. È importante far vedere che una cosa adesso è possibile, che si apre una strada e che il merito non è di una persona speciale. Poi però bisognerebbe parlare anche degli altri arbitri promossi assieme a me, senza dubbio.” Continua la neo-promossa in CAN

Necessario fare delle scelte

L’arbitraggio è diventato un mestiere a tempo pieno. Fino alla Serie C tenevo assieme tutto, dalla B in poi è necessario fare delle scelte. Sono sempre dipendente di un centro studi di Bergamo, Adapt, ma ho man mano dovuto chiedere la riduzione di orario: sono partita dall’80% e adesso sono al 20%. E sono tornata a vivere nella mia città, Livorno. Mi occupo di studio e di diritto del lavoro.” Spiega Ferreri Caputi

Raggiungere gli standard richiesti

L’arbitro di Livorno poi precisa: “Per arrivare dove sono arrivata ho fatto il triplo della fatica, perché per raggiungere gli standard atletici di un uomo devo allenarmi molto di più.”

L’inizio della carriera

La collega poi racconta la sua infanzia: “Da bambina volevo fare la calciatrice. Il mio idolo è sempre stato Baggio. Ma io sarei stata più un Gattuso. A Livorno ho amato Protti, però la prima volta che sono andata allo stadio, a vedere Livorno-Lumezzane, da bambina delle elementari, mi sono soprattutto innamorata della tensione emotiva che si provava lì dentro. In effetti mi emoziona qualunque sport, come anche sentirlo raccontare.”

“I miei genitori non volevano che giocassi a calcio, ma erano altri tempi rispetto a ora.”

L’arbitraggio

A un certo punto, quasi per caso, l’incontro con il destino: “Quando ho iniziato avevo sedici anni, era il 2006, e frequentavo il Liceo Scientifico. Uscendo da scuola, sul motorino, trovai un volantino che sponsorizzava il corso arbitri organizzato dalla sezione di Livorno. Poi ne parlai con alcuni amici e amiche e decidemmo tutti insieme di iscriverci al corso. Fu un’esperienza bellissima che porto ancora nel cuore. Di chi ha iniziato con me però nel giro di un anno non ne rimase nessuno. Così di quel corso sono andata avanti soltanto io. Ed eccomi qua.”

La prima gara arbitrata

Impossibile dimenticarsela. Antignano Banditella-Sorgenti, categoria Esordienti. Non avevo ancora compiuto 17 anni, era il gennaio del 2007, e mi ricordo che mostrai il cartellino rosso al portiere. A fine partita la mamma del giocatore mi aspettò fuori ma avevo tantissimo seguito con me di amici e parenti che, alla vista di tutte quelle persone pronte a difendermi, desistettero da ogni intento minaccioso e sono andati via.”

La mamma è sempre la mamma

“Dopo la notizia della promozione alla CAN, mi ha emozionato più di tutto tornare a casa e vedere che mia madre aveva appeso alla porta alcuni articoli che parlavano di me e del traguardo che ho raggiunto.”

Superare le difficoltà

“Ho pensato molte volte di mollare tutto. In Promozione mi ricordo una gara in cui ci fu un allungo e io rimasi indietro. “Ma dove vai Maria Sole…”, mi dissi. Ma lì, se hai dentro la passione, scatta qualcosa. Fu la svolta. In serie D vedevo un muro davanti e l’orizzonte lontano e in tanti mi dicevano: tieni conto che sei già stata brava ad arrivare fin qui. Mi sono chiesta se fosse quello il mio limite, ma già porsi la domanda impone una risposta: sono davvero arrivata al limite? Posso fare qualcosa di più? Ho visto che c’erano cose su cui potevo lavorare, ci ho lavorato, è andata bene.”

Fare l’arbitro: esperienza formativa

“Da un punto di vista formativo per la persona è una bella esperienza che consiglio a tutti. E’ come fare uno sport che ti impone di di assumerti certe responsabilità e ti fa crescere quindi da un punto di vista caratteriale e in più hai un rimborso spese. All’età in cui i tuoi coetanei hanno la paghetta tu riesci ad avere un piccolo tesoretto che deriva dal tuo sforzo, dal tuo lavoro e dalla tua passione. La prima vacanza all’isola d’Elba a 17 anni mi ricordo che riuscii a pagarmela con i primi assegni guadagnati. Fu una bella sensazione.”

Carina Vitulano, un modello da seguire

Carina Vitulano per me è sempre stata un modello. Quando io ho iniziato, lei è diventata internazionale. Dopodiché ho visto e vissuto in prima persona le sue fasi migliori di carriera, l’ho vista arrivare agli Europei e ai Mondiali e ho sempre sognato di poter ricalcare le sue orme. Per me è stata sempre un punto di riferimento. Carina ha fatto molti anni di Serie D in un periodo dove comunque scalare le vette nei campionati maschili per noi donne non era proprio così facile.”

La gara del cuore

“La semifinale di Coppa Italia femminile dello scorso anno tra Milan e Inter. Perché alla fine il derby di Milano è sempre il derby di Milano e in tribuna c’erano ex arbitri internazionali del calibro di Antonio Damato e Nicola Rizzoli. Una bella emozione e al contempo anche un po’ di pressione“.

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